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“Night”, Leopoldo Sebastiani [RECENSIONE]

di martedì, 17 Ago 2021

In parte strumentale, sinfonico, orchestrale. In parte più intenso, ricco di atmosfere da fumoso jazz club, dove il gioco è anche quello di individuare nei testi citazioni di grandi successi del passato. Infatti regola non scritta vuole che l’ultimo pezzo di un album spesso faccia storia a sé e sia al contempo una chiave di lettura dalla quale partire – o ripartire, in un successivo lavoro del gruppo- nell’ascolto delle altre composizioni, così come accade in questa occasione, con la speciale rivisitazione di un magnifico Luigi Tenco.

Otto brani che scivolano piacevolmente lungo quel significato notturno, mite, riflessivo… in una parola decisamente suggestivo. Ulteriori interpretazioni provengono dall’immancabile magia brasiliana, che fonde suoni folk in chiave più moderna, con melodie leggere e delicate di arpeggi di chitarra o affidate semplicemente all’intervento della voce. Così come in “Secret o’ Life” o “Frozen Man” dove l’affascinante descrizione dei momenti è insinuata in un forte senso dell’emotività, e il risultato è un sensibile quanto carnale sottofondo dell’esistenza, tra nostalgiche tendenze e sperimentazioni personali. Mentre Night scorre, ritmi nuovi compaiono, con tempi e tonalità regolari, a disegnare una musica pulita che non tradisce l’anima del jazz. Trovare brani scartabili in questa tracklist è un’impresa e il motivo risulta evidente e comprensibile. La piacevolezza dei singoli brani si stempera magari nella totalità di un album che, nella sua generosità, presenta interpretazioni tutte in un’unica veste, che costituisce però anche il suo limite. Unica nota che suscita perciò una riflessione di carattere più generale riguarda quanto possa ancora reggere nel tempo la formula musicale che traduce tutto nel medesimo linguaggio. Non si tratta di fattori qualitativi, che non sono in discussione con un artista di questo livello, che ha solo da insegnare, ma proprio della formula scelta e dei suoi limiti intrinseci. Al di là di questo, la netta impressione è che dentro questo disco ci sia qualcosa destinato a restare, in tempi in cui molta della musica che ascoltiamo tende a dissolversi in spazi sempre più brevi, l’ultimo disco di Leopoldo Sebastiani offre 44 minuti di sfumature d’innovazione qui e là in un percorso artistico già così classico. Distribuito da Dodicilune Leopoldo Sebastiani – bass-synth Nicola Stilo – flute Paola Arnesano – vocal Pippo D’ambrosio – percussion Cesare Pastanella – percussion Vito Ottolino – el.guitar Tracce 1. Secret o’Life 2. Waltz 335 3.FrozenMan 4. Like Someone In Love 5. Aurora 6. Johannesburg 7.Vedrai Vedrai   Articolo pubblicato originariamente il 17 agosto 2008 su Jazzitalia.


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Rosanna Perrone

OneofStarsailor

Lucana, vivo a Roma e lavoro come consulente strategico in Comunicazione & Marketing, con particolare riferimento alla Reputazione e il Social Media. Mi occupo di progetti Formazione nello stesso settore. Sono anche giornalista e digital editor, amo il design editoriale e lo sviluppo di magazine. Ho collaborato per numerose testate online, iniziando come inviata di Jazzitalia e muovendomi, poi, soprattutto nell'area dell'economia e dell'innovazione. Ho un MBA in "Global Management & Leadership" e insegno Marketing alla Swiss School of Management. Ho creato questo blog otto anni fa come una casa in cui ritrovarmi e ospitare i miei amici. Di solito io cucino e chi arriva porta un disco da ascoltare insieme.